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Come si chiamavano le 16 persone massacrate in Afghanistan?

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Dean Obeidallah, Huffpost World

Tutti sanno il nome del sergente Robert Bales – il soldato USA accusato di avere ucciso sedici civili in Afghanistan. Sappiamo che ha 38 anni e che è sposato con due figli. L’abbiamo sentito descrivere come persona “spensierata” e come giocatore di football quando era alle superiori, che aveva anche fatto volontariato con bambini disabili.
Sappiamo che si è arruolato poco dopo l’11 settembre e che è stato ferito in Iraq mentre prestava serivizio in quella guerra: precisamente, sappiamo che ha perso una parte del piede. Stranamente, non sappiamo che religione professi, ma possiamo tranquillamente assumere che non sia musulmano, altrimenti questa sarebbe stata una notizia da titoli di giornali.
Abbiamo perfino sentito numerosi suoi commilitoni e amici d’infanzia, come Marc Edwards, ex giocatore dei NFL che una volta ha giocato nella squadra di New England Patriots, dire che l’attacco omicida di cui Bales è accusato è del tutto inspiegabile per il carattere dell’uomo che loro conoscevano.

I media ci hanno fornito un ritratto molto dettagliato di Robert Bales. Ma c’è qualcuno che ha mai sentito il nome di una delle 16 persone che egli è accusato di avere ucciso?

 

Può darsi che qualcuno abbia sentito che tra le 16 vittime c’erano nove bambini e tre donne. Queste vittime sono state chiamate ora “contadini” ora “civili”. Ma, di nuovo, c’è qualcuno che sa il nome anche di una sola delle vittime di questo orribile massacro?
Probabilmente no. E neppure si potrebbe, perché i nostri media hanno del tutto trascurato questa parte della storia.
I media degli USA hanno trattato le 16 vittime come esseri non umani, meri oggetti di statistica. Se fossero stati umani, avremmo almeno saputo i loro nomi e la loro età. Dovremmo avere ascoltato i loro compagni di scuola o i loro famigliari descriverli per quello che erano: magari anche loro erano “spensierati” come il sergente Bales.

Ma i nostri media non ci hanno detto nulla di loro. È perché queste vittime sono afgane? Forse perché sono musulmane? O semplicemente perché non erano americane?
Nei più di 10 anni di guerra in Afghanistan i nostri media ci hanno mostrato gli afgani essenzialmente nell’atto di protestare, di denunciare gli USA dopo l’uccisione di civili nel corso di nostri attacchi, o come l’oggetto di cui stanno discutendo i nostri politici. Quando è l’ultima volta che vi è capitato di vedere una storia sugli aspetti umani, quotidiani della gente dell’Afghanistan?
Qualcuno sicuramente dirà: E perché dovremmo occuparci di loro? Qualcuno affermerà solennemente che agli afgani, e ai musulmani in generale, non importa nulla della nostra cultura e delle nostre vite. Qualcuno citerà qualche isolato incidente degli ultimi 10 anni a sostegno di questa conclusione.
Io non credo che qualche isolato incidente possa rappresentare la volontà di un intero popolo. Ma anche se lo credessi, non dovremmo allora noi fare qualcosa di meglio? Non dovremmo dare un esempio positivo?

Noi abbiamo bisogno di sentire i medie riportare notizie delle persone massacrate, come la famiglia Wazir, che ha perso 11 membri, e la famiglia Jan che ne ha persi quattro. Abbiamo bisogno di sentire le speranze e i sogni che i genitori avevano per i loro bambini, uccisi a soli undici anni. Dobbiamo sapere se i bambini giocavano a calcio o se erano bravi a scuola.
Forse dovremmo anche sentire i loro vicini di casa raccontarci che le persone uccise erano “brava gente” che stava semplicemente cercando di sopravvivere in tempi così difficili. Fateci sentire qualcosa – qualsiasi cosa – di queste persone, che non hanno avuto altra colpa se non quella di essersi trovate nel posto sbagliato al momento sbagliato, e le loro vite sono state loro strappate, così crudelmente.
I nostri media devono raccontarci di queste 16 persone uccise – questi esseri umani –perché essere meritano lo stesso rispetto e la stessa solidarietà che avremmo per i nostri connazionali.

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