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Afghanistan: saranno le donne a pagare per la pace?

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Da E – Il mensile online

Enrico Piovesana – 7 marzo 2012

burqa 300x169A pochi giorni dall’8 marzo sul sito della Presidenza della repubblica afgana è stato pubblicato un editto del Consiglio degli ulema, l’alto clero afgano, che ristabilisce usi e costumi d’epoca talebana per le donne.

Nel testo si affermano l’inferiorità della donna rispetto all’uomo (“in considerazione dei chiari versi 1 e 34 della sura d Nisa, gli uomini sono fondamentali e le donne sono secondarie”), il divieto per le donne di mischiarsi agli uomini a scuola e sul lavoro, e di viaggiare senza un accompagnatore maschile (un “mahrm”).

Ieri, nel corso di una conferenza stampa, il presidente Hamid Karzai ha pubblicamente difeso il documento degli ulema, affermando che esso “non stabilisce alcuna limitazione per le donne, ribadendo semplicemente i principi della Sharìa a cui tutti i musulmani e tutti gli afgani sono devoti”.

Non è così per Ahmad Zia Langari, membro della Commissione afgana indipendente per i diritti umani (Aihrc): “In nessun Paese islamico le donne sono totalmente separate dagli uomini e hanno il divieto di lavorare nello stesso ufficio. Nemmeno in Arabia Saudita esistono queste limitazioni”.

 

L’editto degli ulema auspica anche la pacificazione con la guerriglia talebana, facendo apparire la ‘ritalebanizzazione’ della condizione delle donne afgane come una viatico alla riconciliazione nazionale, una moneta di scambio da offrire ai talebani in cambio della pacificazione del Paese.

“C’è un evidente legame tra i negoziati di pace con i talebani e le restrizioni che si vorrebbero reimporre ai diritti delle donne”, ha commentato al Guardian la parlamentare afgana Fawzia Koofi. “Queste direttive sono una luce verde alla talebanizzazione del Paese”.
Per Heather Barr, di Human Rights Watch, “è un messaggio estremamente preoccupante: le donne ora si aspettano di essere svendute ai negoziati di pace”.

La maggior parte dei commenti ufficiali giunti dall’estero sottolineano i rischi ai quali saranno esposte le donne afgane dopo il ritiro delle truppe Nato che quindi – questa è la conclusione – dovrebbero rimanere in Afghanistan.

La questione femminile è stata uno dei mantra giustificativi dell’intervento armato internazionale del 2001, e oggi rischia di venire nuovamente sfruttato da chi vuole prolungare l’occupazione.

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