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MALALAI PARLA A NOME DI TUTTI GLI EROI E LE EROINE DELL’AFGHANSITAN

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Malali Joya – da peacexpeace
Malalai joya 1 300x2221Malalai Joya è stata membro del Parlamento afgano dal 2005 fino ai primi mesi del 2007, quando venne sospesa per aver denunciato pubblicamente la presenza di criminali di guerra in parlamento. Joya ha pubblicato un libro, A Woman Among the Warlords (in Italia, Finchè avrò voce ndt), e di ricente ha preso parte ad un tour di conferenze negli Stati Uniti.
Najuan Daadleh, project manager di Connection Point, ha incontrato Malalai all’Union Station di Washington D.C. Di seguito riportiamo le affermazioni di Joya rilasciate durante l’intervista.
Mi chiamo Malalai Joya e sono un’attivista per i diritti umani. In Afghanistan, le voci democratiche affrontano molte sfide, rischi ed ostacoli. La sola differenza tra me e questi attivisti afgani è la mia notorietà. Tutti noi lottiamo contro il regime fantoccio corrotto e contro l’occupazione; combattiamo per la giustizia, la pace, la democrazia, i diritti umani nel nostro paese, in particolare per i diritti delle donne.
Credo sia molto importante cercare di alzare il livello di coscienza politica del popolo afgano, specialmente nelle donne. Quest’ultime rappresentano infatti una grande fetta della popolazione e la maggior parte di loro è analfabeta. Penso sia fondamentale far conoscere a queste donne i propri diritti, la propria identità.
Parte del mio lavoro consiste nel partecipare a numerosi dibattiti e conferenze negli Stati Uniti – dove mi trovo oggi – e diffondere il messaggio del mio popolo: in Afghanistan non si combatte solo sul campo, esiste anche una guerra di propaganda. I media internazionali – strumenti controllati dai politici più potenti – non fanno che gettare polvere negli occhi della gente. Negli Stati Uniti cerco di contrastare questa tendenza denunciando pubblicamente le menzogne del governo americano, descrivendo l’ideologia dei fondamentalisti islamici, dei taleban, dei signori della guerra, e chiedendo il sostegno di tutta la comunità internazionale.
Durante questo tour di conferenze negli Stati Uniti sono diventata più fiduciosa per il futuro del mio paese, in particolare per la nuova generazione – futura classe politica dell’Afghanistan. Sono onorata di aver incontrato il professor Noam Chomsky. Oggi invece incontrerò Robert Dreyfuss, l’autore del libro Devil`s Game: How the United States Helped Unleash Fundamentalist Islam. Dreyfuss è una persona straordinaria che ha denunciato apertamente le strategie politiche della CIA non solo in Afghanistan ma anche in molti altri paesi.
Ho poi incontrato alcuni soldati e i familirari dei militari caduti nel mio paese. A loro ho fatto una richiesta: ‘Per favore, riversate il vostro dolore nelle strade. Le condoglianze non sono più sufficienti. Alzate ancora di più la vostra voce contro l’occupazione in Afghanistan e questa guerra brutale.’
Nei miei discorsi ricordo sempre le voci democratiche dell’Afghanistan ‘gli eroi e le eroine nascoste’ che non hanno la fortuna che ho io di poter venire negli Stati Uniti; è proprio per questo che accetto sempre di partecipare ad un maggior numero possibile di incontri. Voglio portare il messaggio di tutti questi eroi e denunciare la macchina di propaganda – i media filogovernativi che nascondono la realtà agli occhi della gente.
Lo scorso marzo gli Stati Uniti hanno negato il mio visto d’ingresso e sono sicura che le ragioni di questa scelta siano di tipo politico. In occasione delle mie precedenti visite negli Stati Uniti e in altri paesi occidentali, ho sempre denunciato le stategie politiche ingannevoli dei governi guerrafondai, i miliardi di dollari che finiscono nelle tasche dei signori della guerra, dei trafficanti di droga, dei taleban. Ho sempre parlato dei bombardamenti e dei massacri compiuti dalle truppe straniere. Penso che la Casa Bianca non ne potesse più di sentire la mia voce, e così mi hanno negato il visto d’ingresso negli Stati Uniti.
 
Pochi anni fa, il regime fantoccio mi ha espulso dal parlamento afgano vietandomi di viaggiare. Questa volta è il governo americano che ha cercato di soffocare la mia voce.
malalai joya calgary university oct10 10 20101012 2053721434 300x193I governi occidentali stanno bombardano e uccidendo vittime civili innocenti nel mio paese, la maggior parte di queste sono donne e bambini. È necessario che le voci democratiche di tutto il mondo facciano pressione sui propri governi che fingono di voler rivendicare i diritti umani e in particolare, i diritti delle donne, in Afghanistan.
In questi ultimi dieci anni di occupazione questi governi guerrafondai hanno ucciso migliaia di vittime innocenti senza mai riportarne il numero reale ma definendo le vittime civili insorgenti o terroristi. Con questa strategia non hanno fatto che gettare del sale sulle ferite aperte della mia gente, ingannando non solo il popolo afgano, ma anche quello americano. Investono miliardi di dollari delle nostre tasse nella lotta ai taleban e poi invitano il Mullah Omar, un terrorista, ad unirsi al regime fantoccio corrotto.
L’agenda politica degli Stati Uniti è sempre stata fin troppo chiara: controllare l’Afghanistan significa controllare facilmente anche Cina, Russia, Iran, e avere accesso alle risorse di gas e petrolio delle repubbliche dell’Asia centrale. Con la presenza dei taleban e dei signori della guerra in Afghanistan, gli Stati Uniti mantengono il paese in una situazione di instabilità così da poter giustificare la propria presenza sul territorio.
Anzichè portare in tribunale alcuni soldati per le atrocità commesse in Afghanistan, gli Stati Uniti dovrebbero portare davanti ad una corte di giustizia internazionale Robert Gates e il Generale David Petraeus per aver ordinato alle loro truppe di bombardare e uccidere i civili. Si dovrebbe chiedere ad Obama perchè la politica estera della sua amministrazione è ancor più pericolosa e sanguinolenta di quella di Bush. I più grandi massacri sono stati compiuti proprio sotto la sua amministrazione. Dati ufficiali mostrano un aumento del 24% di vittime civili dall’ingresso di Obama alla Casa Bianca.
Gli Stati Uniti hanno continuato a strumentalizzare la tragedia delle donne afgane. Nessuno si chiede perchè la situazione delle donne sia tutt’oggi infernale. In numerose provincie le donne continuano ad essere vittime di stupri, violenze domestiche, autoimmolazioni, avvelenamenti, abusi sessuali, matrimoni forzati, mentre le ragazzine rischiano di essere sfregiate con l’acido nella strada verso scuola. Questi episodi di violenza sono in continua crescita. Perfino la rivista americana TIME ha condotto un reportage sulla condizione delle donne afgane, ovviamente senza mai ribadire che questi abusi continuano ad essere perpetrati sotto l’occupazione militare.
In Afghanistan c’è un famoso detto: ‘Quando scendi a compromessi con gli assassini, i loro crimini diventano anche tuoi’. Si potrebbero citare moltissimi esempi; i negoziati con i taleban renderanno la situazione ancora più pericolosa e violenta. Il popolo afgano è schiacciato da tre potenti nemici: i signori della guerra, i taleban, e le truppe militari straniere. Combatterli tutti e tre non è facile. E’ per questo motivo che vogliamo che l’occupazione del nostro paese finisca al più presto – quando le truppe straniere lasceranno il nostro paese potremmo allora affrontare gli altri due nemici interni.
Nessuna nazione può liberare altre nazioni; una nazione può liberare solo sé stessa. Non mi spaventano le minaccie; mi spaventa invece il silenzio davanti alle ingiustizie.
Sono solo una piccola goccia nell’oceano. Ma è mia responsabilità esserlo. Sono convinta che ci siano molte altre ‘Malalai’ più coraggiose di me. Ce ne sono molte altre con le quali non posso nemmeno paragonarmi, e nessuno le conosce. La mia voce è la loro voce. La piccola voce di chi voce non ne ha.

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