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La vera natura della guerra in Afghanistan

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Da: RAWA

“Il vero proposito dell’occupazione”, scrive Joya, “è la possibilità per gli Stati Uniti e i loro alleati di stabilire basi permanenti utili ai loro fini strategici”.

Nel suo libro, “Finchè avrò voce”, Malalai Joya parla del vero proposito dell’occupazione statunitense e delle conseguenze disastrose della guerra.

La guerra in Afghanistan non è la guerra che avremmo dovuto combattere al posto dell’Iraq. Non si tratta di proteggerci dal terrorismo. Non si tratta di sedare l’avanzamento dell’estremismo islamico. Non si tratta di stabilire i diritti delle donne. E decisamente non si tratta di esportare la democrazia. La guerra è parte della scacchiera sulla quale giocano gli Stati Uniti e i loro rivali, nel luogo che gli strateghi hanno già definito come “l’area strategicamente più importante del mondo” – il Medio Oriente. In “Finchè avrò voce”, Malalai Joya – una giovane afgana che ha già servito in parlamento, ha affrontato i signori della guerra e molti tentativi di omicidio mentre combatteva eroicamente per la libertà del suo paese – descrive con precisione la vera natura della guerra e la disastrose conseguenze che ha portato.

 “Il vero proposito” dell’occupazione, scrive, “è la possibilità per gli Stati Uniti e i loro alleati di stabilire basi permanenti utili ai loro fini strategici.” Joya spiega che “l’Asia Centrale è una regione di chiave strategica e gli USA vogliono esservi presenti con le basi permanenti soprattutto per contrastare l’influenza della Cina.” Inoltre “l’Asia Centrale p anche ricca di e risorse petrolifere e di idrocarburi. Una delle ragioni per la quale la NATO vuole rimanere in Afghanistan è per assicurare che l’Occidente abbia un accesso migliore a queste risorse.” Ad esempio “è stato annunciato recentemente che sarà costruito un oleodotto che dal Mar Caspio attraverserà il Turkmenistan e l’Afghanistan per arrivare in Pakistan e India. L’occidente non vuole che queste risorse attraversino l’Iran o la Russia.” Infine, “l’Afghanistan ha ancora molte risorse inesplorate”, come “grandi depositi di rame, ferro e altri materiali nell’Afghanistan orientale.”

Questi fattori rendono assurda la versione statunitense della guerra. Non stiamo cercando di costruire una democrazia o di sconfiggere i Taliban. Al contrario, in linea con secoli di politica estera americana, il nostro governo sta cercando semplicemente di installare un governo complice e di pacificare il paese in modo sufficiente da mantenere “stabilità”. È evidente che l’amministrazione Obama non abbia intenzione di completare il ritiro delle truppe per molti anni a venire. Infatti, è stato recentemente rivelato che il vero ritiro non avverrà fino al 2024.

Joya afferma, “per il nostro popolo, l’idea che gli Americani, con i loro potenti alleati militari, tecnologia e potere, no siano ancora riusciti a sconfiggere questi gruppi dalla mentalità medievale [Taliban, etc…] – facendo finta che questo fosse il vero obiettivo americano – è come un brutto scherzo. Sembra invece che stiano giocando al gatto e al topo, per giustificare la loro presenza militare in Afghanistan”. In realtà “la superpotenza sta usando e occupando il nostro paese nello schema della grande scacchiera. Preferirebbero mantenere la situazione nell’instabilità così da poter rimanere indefinitamente.”

Gli USA sosterranno chiunque fa il loro gioco. Questo spiega il motivo per cui Rumsfeld ha prima di tutto scelto di seguire la “strategia dei signori della guerra”. Lui e gli altri guerrafondai sanno bene a chi si sono affiancati. Quando l’Afghanistan ha steso una bozza della propria costituzione, dopo l’invasione USA (la quale è stata elaborata a porte chiuse e afferma che “nessuna legge può essere contraria al credo e alla direttive sacre dell’Islam”) membri del parlamento includevano, tra i vari pessimi esempi, elementi come Abdul Rasul Sayyaf “colui che per primo ha invitato il terrorista internazionale Osama Bin Laden in Afghanistan negli anni ’80.” Secondo Joya, Sayyaf “ha anche addestrato e consigliato Khalid Sheik Mohammed.”

Joya spiega che “in Afghanistan i cittadini ordinari conoscono molto bene Sayyaf perché le sue milizie hanno saccheggiato e massacrato migliaia di persone a Kabul nei primo anni ’90. Un report UN sul massacro del febbraio ’93 nella Kabul occidentale afferma che Sayyaf avrebbe detto ai suoi uomini ‘non lasciate vivo nessuno – uccideteli tutti’.” Un altro signore della guerra che ora è membro del parlamento e che ha contribuito a stendere la costituzione, è Siddiq Chakari, che “ha scandalosamente giustificato la distruzione di Kabul sulla base che la città era diventata ‘non-islamica’ durante gli anni del governo fantoccio sovietico e quindi aveva bisogno di essere rasa al suolo per essere ricostruita come città islamica.”

Quando Joya ha affrontato Chakari in un dibattito televisivo anni dopo, aveva dichiarato che avrebbe dovuto essere perseguito per crimini di guerra. La risposta di Chakari fu illuminante. Affermò: “invece di assegnarci medaglie all’onore come Ronald Regan, tu vuoi perseguirci.” Le verità sconcertante è che l’America spinse la crescita dell’estremismo religioso che oggi infetta la regione. “Fino agli anni ‘70” scrive Joya, “gli estremisti che adesso hanno tutto questo potere per applicare politiche contro le donne – con la loro interpretazione sbagliata dell’Islam a giustificazione – erano solo figure marginali. Il famoso signore della guerra Gulbuddin Hekmatyar per esempio, era una forza screditata in quel periodo, conosciuto per aver attaccato donne senza velo all’Università di Kabul bruciandolo anche con l’acido. E’ stata la scelta degli USA, Pakistan e Iran di armare queste forze negli anni ’80 – Hekmatyar era uno dei loro favoriti in quel periodo – che ha aiutato a sguinzagliare il fascismo religioso che ha tormentato l’Afghanistan negli ultimi tre decenni.”

Il ruolo americano nell’ascesa del Jihad è decisivo. “E’ difficile misurare il ruolo chiave che gli Stati Uniti hanno svolto nel far crescere questa mentalità violenta e fondamentalista nelle generazioni di giovani afgani. Ma a partire dagli anni ’80, il governo americano ha speso più di 50 milioni di dollari per pubblicare libri di testo, attraverso l’Università del Nebraska cha hanno promosso un’agenda fanatica e militarista. Hanno insegnato ai bambini a contare usando ‘immagini di carro-armati, missili e mine anti-uomo.’ I libri sono stati spediti nell’Afghanistan occupato dai Sovietici per fomentare il jihad contro di loro, ma…hanno costituito il cuore dei curricula del sistema d’istruzione afgano per molto tempo dopo la sconfitta dei Sovietici. ‘Addirittura i Taliban hanno usato i testi prodotti in America.’ Dopo il ritiro dei Taliban, USAID ha continuato ad inviare testi in Afghanistan, dove i fondamentalisti continuano a utilizzarli per trasmettere un’immagine violenta dell’Islam.”

Il legame americano con l’Islam militare in Afghanistan ha continuato anche successivamente. Dopo aver armato e addestrato i discussi gruppi negli anni ’80 e aver lasciato il paese andare allo sfascio nelle mani dei mostri creati nei primi anni ’90, l’America ha sostenuto i Taliban.  Proprio così. Joya afferma: “per anni gli Stati Uniti hanno corteggiato i Taliban, ignorando le loro crudeltà, mentre cercavano di raggiungere un compromesso con loro per la realizzazione, tramite Unocal, di un condotto energetico che attraversasse l’Afghanistan.” Inoltre, “solo nel maggio 2001, gli Stati Uniti hanno ricompensato i Taliban con 43 milioni di dollari per aver controllato i raccolti di papavero” chiudendo un occhio “su cosa stava succedendo nei campi di addestramento terroristici lungo il confine col Pakistan.”

E oggi, d’accordo a quanto afferma Joya, gli Stati Uniti continuano a sostenere i Talebani, i cui rappresentanti risiedono anche nel parlamento afghano. Il punto focale è dare potere a quelli definiti “i nostri Talebani” o “i buoni Talebani”, cioè coloro che sono al servizio degli interessi americani. Joya spiega che l’attuale governo afghano “non è solo una fotocopia di quello talebano” ma che “alcune delle figure prominenti del regime precedente sono state riciclate e attualmente detengono posizioni di potere”.

Questo ci fa riflettere sui motivi per cui gli Americani hanno cercato di negoziare con i Talebani. Joya afferma che nel marzo 2008 gli elicotteri della NATO lasciarono tre grossi container pieni di cibo, armi e munizioni a un comandante talebano del distretto di Arghandab nella provincia di Zabul, fatto che sollevò molte domande fra la popolazione afghana circa possibili contatti segreti con i Talebani. Joya aggiunge che “la gente di Farah ha visto contatti simili tra le squadre provinciali di ricostruzione statunitensi e i comandanti talebani”. “Appare evidente”, afferma Joya, “che il governo USA vuole semplicemente ‘comprare’ qualsiasi gruppo in Afghanistan che obbedisca alle sue direttive”. Di fatto i Talebani, che continuano a combattere contro l’occupazione, hanno aumentato il loro potere, massacrando una quantità enorme di civili e inasprendo i problemi del Paese. Per usare le parole del Mullah Omar: “Si sentono molto sicuri”.

La cosa più importante è che il regime di Karzai che “non potrebbe funzionare senza i finanziamenti degli Stati Uniti e dei suoi alleati”, secondo Joya ha governato con gli stessi metodi brutali usatti dai Talebani negli anni ’90. “E’ impossibile distinguere coloro che si definiscono Talebani dai personaggi che detengono oggi il potere a Kabul. Questi ultimi si presentano come democratici solo per nascondere la loro mentalità talebana”. Inoltre, nel 2007 venne emessa la proposta di legge sulla riconciliazione che garantiva loro l’immunità per i crimini di guerra commessi negli ultimi trent’anni.

La situazione attuale nel territorio afghano è disastrosa, addirittura peggiore di quella del regime talebano. Joya scrive che “secondo l’Organizzazione per il Cibo e l’Agricoltura delle Nazioni Unite (FAO), il 70% degli Afghani – 18 milioni di persone – vive con meno di due dollari al giorno e soffre di gravi instabilità per mancanza di nutrimento”. Aggiunge che il livello di disoccupazione oscilla tra il 60% e il 90%! Inoltre “la mortalità infantile e materna è fra le più elevate del mondo”. E’ terribile che ogni 28 minuti una donna afghana muoia di parto. La provincia di Badakhshan detiene il livello più elevato di mortalità materna del mondo – 6.500 morti ogni 100.000 nascite, 123 volte maggiore di quella degli Stati Uniti”.

Come se non bastasse, molte delle madri che sopravvivono sono costrette a vendere i loro bambini in cambio di cibo. L’aspettativa di vita della popolazione afghana è di soli 45 anni e l’80% delle donne è analfabeta.

L’unico sistema educativo esistente è il “lavaggio del cervello” fondamentalista. “Nel dicembre 2008, una ricerca effettuata da Afghanistan Independent Human Right Commission (AIHRC) evidenziava che solo il 5% delle ragazze e l’11% dei ragazzi poteva proseguire gli studi fino al 12° livello”. Il solo fatto di recarsi a scuola è estremamente pericoloso: “Nel novembre 2008, a Kandahar 8 ragazze sono state aggredite con acido da un uomo in moto mentre si recavano a scuola”.

Inoltre, la qualità della vita infantile è orribile. Joya scrive che secondo quanto dichiarato dal Ministero del Lavoro, Affari Sociali, Martiri e Disabili, più di sei milioni di bambini nel Paese sono sottoposti a traffici di contrabbando, rapimenti, lavoro minorile e mancanza di educazione. A causa dell’estrema povertà, molti bambini sono costretti a lasciare la scuola e a fare lavori duri e pesanti per aiutare la famiglia. Secondo uno studio di AIHRC, il 60% delle famiglie intervistate ammette che più della metà dei loro figli svolge questo tipo di lavori. Joya afferma che negli ultimi anni, i rapimenti e la violenza sessuale nei confronti dei bambini sono visibilmente aumentati. Questi fatti hanno spinto Radhika Coomaraswamy, rappresentante delle NazioniUnite che si occupa di bambini e di conflitti armati, a dichiarare: “Non vedo altri paesi al mondo in cui i bambini soffrano più che in Afghanistan”.

Non esiste autorità giudiziaria a cui le vittime possano appellarsi, poiché l’Afghanistan è un territorio governato da forze brutali. All’inizio del 2008 “il 70% dell’Afghanistan era senza legge. Il governo afghano era in grado di controllare solo il 30% del Paese; nelle aree dominate dai Talebani e dai signori della guerra non esistevano leggi”. Joya afferma che il report del 2008 della Trasparenza Internazionale sulla Corruzione Globale colloca l’Afghanistan al 172° posto su 180 Paesi per il dilagare della corruzione. Un altro studio delle Nazioni Unite riporta che “ogni anno in Afghanistan si pagano tangenti che vanno dai 100 ai 250 milioni di dollari”, il che equivale “alla metà del budget nazionale del 2006 per lo sviluppo”. Sempre secondo quanto afferma Joya, le Organizzazioni Non Governative (ONG) hanno rubato miliardi.

Attualmente l’Afghanistan viene definito “un terreno fertile per il narco-traffico”. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, dal 2001 la produzione di eroina ha avuto un’impennata del 4.000%. Joya dichiara che “attualmente il 93% della fornitura mondiale di oppio, la materia prima da cui si ricava l’eroina, proviene dall’Afghanistan”. Per aggiungere orrore su orrore, “quando le coltivazioni dei piccoli agricoltori falliscono, questi ultimi sono spesso costretti a pagare i loro debiti vendendo le proprie figlie – definite ‘spose da oppio’ – in matrimoni con signori della guerra e signori della droga”. Il commercio dell’oppio ha finanziato anche i Talebani: solo nel 2008 ha fornito loro circa 500 milioni di dollari.

Ancora una volta, questa miseria è causata dagli Stati Uniti. Joya scrive che “l’oppio è il regalo della guerra fredda all’Afghanistan”. “Mentre sosteneva i Mujhaeddin durante la resistenza contro l’invasione sovietica, la CIA creava coltivazioni di oppio nelle zone di frontiera afghane e pakistane. Ci sono dichiarazioni che affermano che nel 1981 il Presidente Reagan approvò un programma finalizzato ad indebolire le forze militari sovietiche in Afghanistan cercando di renderle dipendenti da droghe illegali. Secondo quanto riportato, alcuni agenti della CIA erano direttamente coinvolti in traffici di eroina. Inoltre, la CIA sosteneva i ribelli Mujaheddin narco-trafficanti, scambiando spesso armi con oppio. Si dice che Gulbuddin Hekmatyar, uno dei maggiori signori della droga della regione, utilizzasse la sua rete di traffici con la CIA per finanziare la rivolta”.

Secondo Joya, la NATO non affronterà né risolverà il problema del narco-traffico. “Nel gennaio 2007 Karzai nominò Izatullah Wasifi responsabile della lotta contro la corruzione in Afghanistan. Questo personaggio era un trafficante di droga che passò quasi quattro anni nella prigione di stato del Nevada per aver cercato di vendere eroina a un funzionario della polizia”.

Tuttavia, il quadro piu’ drammatico è il trattamento a cui sono sottoposte le donne, che più di tutti subiscono la brutalità e la mancanza di leggi. Nel suo libro, Joya sottolinea ripetutamente che la situazione attuale delle donne è la stessa terribile situazione dell’epoca talebana. Le donne non hanno diritti. Non possono guidare. Di norma, non possono uscire di casa se non accompagnate da un parente maschio e coperte da un burqa. La legge sembra fatta apposta per cospirare contro di loro, visto che Karzai ha reso legale lo stupro dei mariti nei confronti delle mogli.

Joya afferma che “la situazione delle donne è identica a quella che esisteva nel regime talebano. Per alcuni aspetti, la loro condizione è addirittura peggiorata poiché il numero di suicidi e rapimenti è aumentato, con l’impunità totale in caso di stupri”. Joya riporta alcuni dati decisamente scioccanti: “Secondo una statistica effettuata dal Fondo di Sviluppo per le Donne delle Nazioni Unite (UNIFEM), la violenza colpisce l’80% delle donne afghane e per la maggior parte si tratta di violenza domestica. Inoltre, i matrimoni forzati oscillano fra il 60% e l’80%, con giovani ragazze vendute come merce.

Dichiara inoltre: “Nel mio Paese le donne soffrono del più alto tasso di depressione al mondo e il 25% delle donne afghane subisce violenza sessuale”. Lo stupro genera doppia vergogna nella vittima, che viene spesso rinnegata o addirittura uccisa dalla famiglia per via della macchia irreparabile causata al suo onore. Inoltre, in Afghanistan ci sono almeno un milione e mezzo di vedove  e la prostituzione è in aumento. Per sfuggire a questa miseria molte donne ricorrono al suicidio, spesso auto-immolandosi. Nella prima metà del 2007, 250 donne si sono suicidate. La politica medievale dei Talebani vige tuttora.

Tutto ciò rende decisamente ridicola la campagna propagandistica così ben coordinata dai mass media secondo cui l’America sta cercando di ripristinare i diritti delle donne in Afghanistan. Secondo questa campagna, in Afghanistan esisterebbe la pluralità visto che Joya e altre donne sono state o sono tuttora presenti in parlamento. Tuttavia, ciò che evitano accuratamente di menzionare è che tutte quelle donne in parlamento sono semplici fantocci nelle mani dei signori della guerra e che Joya è stata espulsa e continua a subire minacce di morte per aver chiamato i signori della guerra con il loro nome: criminali.

La copertina della famigerata rivista Time mostra una donna con il viso mutilato e titola: “Cosa accadrebbe se dovessimo lasciare l’Afghanistan?”. Come Joya sottolinea: “Ciò che non viene denunciato è che queste atrocità avvengono proprio mentre gli Stati Uniti occupano l’Afghanistan”. In generale, Joya ritiene che i media occidentali abbiano trasmesso una descrizione non reale del conflitto, sostenendo il governo degli Stati Uniti ed evitando di riportare i dati sulle vittime civili. In particolare, chiede alla popolazione statunitense di “ignorare le notizie trasmesse dalla Fox”.

In Afghanistan, la libertà di parola e la libertà di stampa non esistono. Nel 2007 un giornalista venne condannato a morte, e in seguito la sua pena fu commutata a 23 anni di prigione per aver fatto circolare fra gli amici un articolo che criticava l’Islam. Secondo Joya, “gli attacchi ai giornalisti sono causati sia dai Talebani e dai signori della guerra che dalle autorità governative: Zakia Zaki, una grande giornalista e attivista per i diritti delle donne, venne assassinata nella sua casa”. Per sopravvivere, molti giornalisti devono ricorrere all’auto-censura. “Fare il nome di un signore della guerra può causare problemi e addirittura minacce di morte”. Inoltre, se si scrive un articolo che critica i crimini commessi da Ahmad Shah Massoud, eroe acclamato dall’occidente che fu in realtà una grande minaccia per la popolazione afghana, “il giorno dopo si verrà torturati o uccisi dai signori della guerra dell’Alleanza del Nord”.

La guerra continua ad essere un massacro da tutti i punti di vista. Con l’amministrazione Obama le cose sono peggiorate. Joya spiega che una guerra contro il terrorismo è ridicola. Il terrore è una tattica e non è possibile combattere una tattica. L’unica via d’uscita è sradicare le cause dell’estremismo militante. Su queste basi, non sorprende che la guerra in Afghanistan e la guerra al terrorismo in generale abbiano reso l’America e il mondo intero più pericolosi e molto più vulnerabili.

Secondo Joya, gli attacchi aerei americani hanno ucciso più di 7.000 civili. In molti casi le forze della NATO hanno incidentalmente bombardato edifici in cui si svolgevano matrimoni, uccidendo donne e bambini. Spesso, i portavoce delle forze militari statunitensi negano questi bombardamenti oppure, nei casi in cui ammettono che siano realmente avvenuti, descrivono le vittime come “terroristi”. Dopo un ennesimo massacro, la gente è scesa nelle strade per protestare, ma è stata nuovamente azzittita dalle forze afghane sostenute dagli Stati Uniti.

I rancori e la violenza hanno esacerbato le tensioni tribali etniche e Joya avverte che se questa situazione continuerà, l’intera regione verrà totalmente destabilizzata degenerando velocemente nella completa anarchia.

Secondo Joya e secondo anche altre fonti, attualmente si spendono 100 milioni di dollari al giorno e piu’ di due miliardi di dollari verranno spesi nei prossimi anni per l’occupazione in Afghanistan. Non possiamo accettare che il nostro governo continui questa guerra, disastrosa per tutti ad eccezione di quelle imprese come Lockheed Martin e Xe Services (ex Blackwater), che guadagnano miliardi sulla sofferenza altrui. Non si può permettere che la situazione della popolazione afghana degeneri ancora. Il popolo afghano ha resistito per secoli e ha bisogno del nostro sostegno nella lotta per l’indipendenza da interventi esterni e dai Talebani. L’America non può continuare questa scandalosa occupazione, in particolare quando il 20% della popolazione è disoccupata o sotto-occupata e le nostre infrastrutture si stanno sgretolando.

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