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La Procura: “Tra gli immigrati clandestini probabile la presenza di terroristi”

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Repubblica – 12 gennaio 2011

L’allarme del procuratore aggiunto Pietro Saviotti  dopo un’operazione che ha smantellato un’organizzazione dedita all’immigrazione clandestina tra l’Afghanistan e Paesi del centro e nord Europa.
Un flusso costante di immigrati clandestini pronti a spendere cifre da capogiro pur di giungere in Italia, e da qui in molti paesi dell’Europa. Per oltre due anni a gestire gli “ingressi” sul suolo italiano era una organizzazione composta da cittadini dell’Afghanistan e del Pakistan smantellata al termine di una indagine coordinata della Direzione distrettuale antimafia di Roma e condotta dalle Squadra Mobile delle Questure di Roma e Bolzano e della Digos della Questura di Frosinone, coordinata dal Servizio Centrale Operativo. In totale sono 48 i provvedimenti di custodia cautelare emessi, di cui 26 già eseguiti: il reato ipotizzato è quello di associazione per delinquere finalizzati all’immigrazione clandestina.

Gli inquirenti non escludono che tra le migliaia di persone giunte in Italia in questi due anni potrebbero esserci anche soggetti che hanno “partecipato ad attività di terrorismo internazionale”. “Si tratta di sospetti su cui stiamo effettuando i controlli”, puntualizza il procuratore aggiunto di Roma, Pietro Saviotti. 

 

L’inchiesta romana è una costola di quella nata a Napoli nel 2008 che aveva come oggetto il traffico di sostanze stupefacenti i cui proventi erano utilizzati per il finanziamento di organizzazioni terroristiche di matrice islamica. Ai clandestini, oltre che al viaggio, venivano garantiti tutti i documenti necessari.
Le indagini hanno portato al sequestro di 8 internet point, sette dei quali presenti a Roma nella zona Ostiense, vere e proprie centrali operative dove spesso i clandestini sostavano per poi proseguire il viaggio in altri paesi come la Francia, la Germania e l’Inghilterra.

Le famiglie degli immigrati erano disposte a pagare fino a 4 mila euro per garantire il viaggio: per il trasferimento delle somme in denaro veniva utilizzato il sistema «hawala», che consente l’anonimato dei soggetti «hawalard» coinvolti nei vari transiti di denaro. Molti i minori, circa il 20% del totale, che hanno raggiunto l’Italia: in alcuni casi gli immigrati erano sottoposti anche ad estorsione. Se non giungevano i pagamenti da parte dei familiari potevano essere tenuti in ostaggio, segregati anche per mesi.

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