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La resistenza impersonificata (Resistance personified)

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da The News  24/7/2010
di Farooq Sulehria

Malali Joya è la resistenza impersonificata. È la voce maggiormente critica sia nei confronti dell’occupazione statunitense dell’Afghanistan, sia dei warlord al potere. Allo stesso modo parla con disprezzo dei Talebani: “la loro violenza non è resistenza”. Malgrado ciò Malalai Joya difficilmente conquista le prime pagine dei media Pakistani che spesso glorificano l’insensata violenza dei Talebani. Ma lei è un nome familiare in Afghanistan e una figura conosciuta internazionalmente. Pochi anni fa era chiamata dalla BBC “la più famosa donna Afghana”. Nello scorso Aprile la rivista Time la inseriva nella classifica delle 100 persone più influenti al mondo.

Il Time aveva però chiesto ad Ayaan Hirsi Ali, la scrittrice Somalo-Olandese, ben nota per le sue opinioni islamofobiche, di fare la proclamazione. Hirsi Ali, che ora vive negli Stati Uniti, ha distorto l’immagine di Joya dichiarando nella sua ambigua proclamazione: “Spero che quando [Joya] verrà, le forze NATO e USA nel suo Paese saranno considerate sue alleate. Lei dovrebbe usare la sua notorietà, la sua provata sagacia e la sua resilienza affinché le truppe si schierino dalla sua parte invece che fuori dal Paese”.

 

Una furente Joya ha reagito duramente a queste affermazioni. Nel suo contro-comunicato ha detto “Il Time ha dipinto una mia falsa immagine e non cita nulla della mia battaglia contro l’occupazione dell’Afghanistan da parte USA e NATO e ciò è disgustoso. Di fatto, tutti sanno che mi sono schierata apertamente con i gloriosi movimenti contro la guerra in tutto il mondo e che non mi comprometterò mai con le forze USA e NATO che hanno occupato il mio Paese mettendo al potere i più sanguinari nemici del mio popolo che continuano a uccidere innocenti compatrioti in Afghanistan”.

Joya è divenuta nota per la sua partecipazione alla Loya Jirga del 2003 (La Grande Assemblea) convenuta per ratificare la nuova costituzione Afghana. A differenza degli altri membri sponsorizzati dagli USA, e dai fondamentalisti ripuliti, Joya non era stata nominata da Karzai. Era stata eletta dalla gente della provincia di Farah per rappresentarli alla Loya Jirga. La Jirga era presieduta da Sibghatullah Mojaddedi che, proprio all’inizio dei lavori, dichiarò alle donne delegate: “Persino Dio non vi ha dato uguali diritti perché, per sua decisione, due donne sono uguali a un uomo”.

Joya con grande coraggio organizzava le scuole per ragazze ad Herat mentre il terrore dei Talebani spingeva milioni di persone in esilio. Gli ammonimenti patriarcali di Mojaddedi non sono riusciti ad intimidirla. Con un duro discorso di soli tre minuti Joya ha lasciato attonita l’Assemblea e i rappresentanti della stampa denunciando i crimini dei warlord che conducevano la Loya Jirga. Un Sibghatullah Mojaddedi dalla barba grigia, aveva cominciato a urlare con odio chiamandola “infedele” e “comunista”. Atri le urlavano contro ma, prima di essere messa a tacere da una folla di warlord furente, con il suo singolo ma tempestivo intervento lei aveva elettrizzato l’intero Afghanistan.

Quando aveva criticato i warlord alla Loya Jirga, anche Zalmay Khalizad – l’allora inviato USA in Afghanistan – era scosso. “Joya”, Khalizad la rimproverò, “aveva superato i limiti della cortesia”.

Lei aveva scritto una lettera a Khalizad dicendo: “se questi criminali avessero violentato sua madre o sua figlia oppure sua nonna, o avessero ucciso sette dei suoi figli, per non parlare della distruzione di tutti i tesori morali e materiali del suo paese, quali parole userebbe contro questi criminali, queste marionette, per rimanere nei limiti della cortesia e del rispetto?”.

Nello stesso tempo, tre fatali minuti alla Loya Jirga cambiarono il corso della vita di Joya. Nella sua provincia nativa di Farah, i suoi concittadini decidevano per lei per essere rappresentati alle elezioni. Per contestare una elezione in Afghanistan non bastavano soldi e armi e lei non ne aveva. Malgrado ciò, lei nel 2005 le aveva contestate ed era stata eletta nel Parlamento.

La regista danese Eva Mulvad aveva immortalato  la coraggiosa campagna per le elezioni di Joya e la sua successiva vittoria nel documentario “Nemici della felicità”. A 25 anni, Malalai Joya era il più giovane membro del Parlamento afghano. Ancor più importante: lei dimostrò a se stessa di esserne il più coraggioso membro. Al Parlamento si distinse per essere la voce più forte critica dell’occupazione USA, dei Talebani e del regime mujahidin di Karzai.

Pertanto, lei partecipò a quasi tutte le sessioni parlamentari; veniva attaccata fisicamente ed era stata minacciata di stupro in aula. In un caso, i warlord marciarono a Kabul chiedendo “Morte a Joya”. Niaz Mohammad Amiri, un membro del partito Wahabista di Abdul Rasul Sayyaf, non avrebbe mai mancato l’occasione, durante le sessioni parlamentari, di chiamarla prostituta. Volantini erano stati distribuiti chiamandola prostituta, comunista e anti-islamica.

“Tra le cose peggiori c’era un volantino che mostrava una mia fotografia senza il mio fazzoletto, che affermava falsamente che l’immagine era stata scattata alla Loya Jirga. Sotto c’era l’orribile slogan: lei si è tolta il fazzoletto alla Loya Jirga,, si toglierà anche i pantaloni in parlamento”, Joya scriveva nel suo libro “Finché avrò voce” che è stato recentemente pubblicato.
Una volta era assente il 14 di febbraio e la propaganda disse che stava celebrando la giornata di San Valentino. Nei suoi due anni in parlamento non ebbe mai la possibilità di concludere il suo discorso senza che il suo microfono venisse spento. Ma anche i suoi discorsi interrotti a metà erano duri da tollerare.

Pertanto venne sospesa dal Parlamento. La sua sospensione è stata ampiamente criticata. Da Noam Chomsky a Naomi Klein, un gran numero di personaggi famosi hanno firmato la petizione per il suo reintegro. Lei ora vive in clandestinità. Per nascondere la sua identità indossa un burqa che odia. Questa passata esperienza l’ha convinta a non contestare le elezioni previste per il prossimi Settembre.

La scrittrice è una freelance. email: mfsulehria@hotmail.com

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