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Afghanistan, giustiziata dai Taliban: “Era adultera”

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La Repubblica – 10/8/2009
La donna, una vedova, era rimasta incinta dopo la morte del marito: è stata frustata e poi finita a colpi di kalashnikov alla testa.
La lapidazione pubblica di una presunta adultera, ripresa dalle telecamere nascoste dell´associazione clandestina di donne afgane Rawa fu – prima dell´invasione guidata dagli americani nel 2001 – uno dei segnali che aprirono gli occhi del mondo sulla situazione delle donne nell´Afghanistan dei Taliban. Oggi, la notizia dell´esecuzione pubblica di una donna incinta potrebbe essere il segnale – uno dei tanti – che racconta quanto, a nove anni dall´invasione, l´Afghanistan stia sfuggendo di mano a coloro che volevano “liberarlo”.

Una vedova di 35 anni, Bibi Sanubar, è stata uccisa nei giorni scorsi in pubblico nella zona di Qades, nella provincia di Badghis, nel nord-ovest del paese: la donna è stata prima frustrata 200 volte e poi finita a colpi di kalashnikov alla testa, sotto gli occhi di una folla rimasta muta. La notizia è stata da un funzionario locale, Absul Jabar, alle agenzie internazionali che hanno uffici a Kabul. L´uomo ha spiegato che la colpa della vedova era di essere rimasta incinta dopo la morte del marito: la donna sarebbe stata arrestata dai Taliban e tenuta prigioniera per due giorni prima dell´esecuzione. Secondo alcune ricostruzioni, anche l´uomo con cui avrebbe avuto una relazione sarebbe stato arrestato: ma in seguito liberato. La vicenda resta piuttosto confusa. Due diversi portavoce Taliban hanno smentito che il gruppo sia responsabile: ma le modalità della morte della donna sono state confermate.

L´esecuzione arriva a pochi giorni di distanza dal massacro, nelle montagne del Nord dell´Afghanistan, di 8 medici stranieri e di 2 dei loro assistenti afgani: i membri della spedizione medica sono stati fucilati mentre rientravano a Kabul dalla provincia del Nouristan. La loro morte è un ulteriore segnale dell´accresciuto potere dei Taliban e dei gruppi di estremisti a loro collegati (Al Qaeda e il clan Haqqani) nel paese: dopo la strage diverse ong hanno deciso di rivedere le loro – già strette – norme di sicurezza. Molti temono che nei fatti questi si tradurrà in una riduzione degli aiuti che saranno portati alla popolazione afgana al di fuori delle città.

La vicenda di Bibi Sanubar ricorda il caso di Sakineh Mohammadi Ashtiani, una donna condannata a morte tramite lapidazione in Iran perché accusata di adulterio. Due giorni fa la Sakineh ha fatto arrivare al mondo il suo grido di disperazione attraverso un´intervista al quotidiano inglese Guardian, ottenuta tramite un intermediario: la donna ha smentito di essere stata riconosciuta colpevole dell´omicidio del marito e ha chiesto il sostegno della comunità internazionale per evitare la pena capitale.

 

 

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