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“Prigioniero ucciso da Nato” La denuncia di Karzai

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Repubblica 18 ottobre 2010

L’ufficio del presidente annuncia l’apertura di un’inchiesta. Uomini delle forze internazionali sarebbero entrati nella cella del detenuto domenica sera e lo avrebbero ammazzato. Il think-tank Open Society: carcere segreto a Bagram, abusi sui prigionieri

Il presidente afgano Hamid Karzai
KABUL – Un prigioniero afgano potrebbe essere stato ucciso in cella da personale delle forze internazionali nei giorni scorsi, nella provincia di Kandahar, nel sud dell’Afghanistan. Lo ha annunciato l’ufficio del presidente Karzai, che ha ordinato l’apertura di un’inchiesta. Secondo un comunicato diffuso dalla presidenza afgana, membri delle Forze Nato sono entrati nella cella del detenuto Mollah Mohibullah domenica sera e lo hanno ucciso. Il comando Nato a Kabul aveva già annunciato l’avvio di un’inchiesta sulla morte di un prigioniero arrestato nel corso di un’operazione delle forze internazionali nella provincia di Kandahar, bastione dei Taliban.

 

L’uomo è stato arrestato nel corso di un’operazione militare condotta dall’Isaf sabato, e domenica è stato trovato morto nella sua cella, sostiene invece un comunicato delle forze internazionali, senza fornire ulteriori particolari. Non si chiarisce se il detenuto fosse afgano, né le accuse in base alle quali era stato fermato, o le circostanze della morte.  

Gli abusi condotti nei confronti di prigionieri sotto la custodia delle forze internazionali sono un tema molto sensibile in Afghanistan, dopo che le truppe americane hanno picchiato a morte due prigionieri nel 2002 nel vecchio carcere di Bagram, alla base aerea americana a nord di Kabul. Un rapporto diffuso sabato dal think-tank americano Open Society, di George Soros, rivela che alcuni ex detenuti di un carcere segreto a Bagram, separato dalla prigione principale della base americana, abbiano denunciato abusi da parte dei militari statunitensi. Almeno 18 le testimonianze raccolte da detenuti rinchiusi nella prigione dal 2007 al 2010, che riferiscono di abusi e torture: dalla privazione di sonno all’esposizione forzata alla luce o freddo eccessivi. Questo carcere segreto è chiamato dagli afgani “prigione nera”. Il Pentagono ha risposto, dicendo che il Dipartimento della Difesa non aveva alcun carcere segreto, ma avrebbe aperto un’inchiesta per verificare la denuncia.

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