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Il nuovo decreto sulla fuga sottopone ad un rischio ancora maggiore le vulnerabili donne e ragazze afghane

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Da: Medica Mondiale Afghanistan

Nota: con il termine “fuga” si intende “scappare”, ma non necessariamente dal matrimonio. Come discusso con la nostra specialista in legge, le parole “fuga” e “scappare” sono intercambiabili. Ha aggiunto anche che la fuga dal matrimonio non è un crimine. A maggior ragione, non è un crimine quando la donna o la ragazza fugge dalla violenza.

Secondo quanto dichiarato da Medica Mondiale Afghanistan, una delle più importanti organizzazioni di donne afghane, il nuovo decreto emesso dall’Amministrazione Generale della Corte Suprema il 26 ottobre 2010 rappresenta un ulteriore passo indietro per il benessere delle donne e ragazze afghane, già estremamente vulnerabili.

Nota: Medica Mondiale Afghanistan, fondata nel 2002, è un’organizzazione di donne afghane che lotta per l’eliminazione della violenza contro le donne e per dare loro più autonomia e identità attraverso un sostegno psico-sociale, un aiuto e una difesa legale a Kabul, Herat e Mazar-e-Sharif.

Il decreto n° 1497/1054 della Corte Suprema dichiara che le donne e le ragazze che fuggono dalla loro residenza per recarsi in un luogo estraneo e non presso la casa di un parente o presso i dipartimenti di giustizia o sicurezza, indipendentemente dal fatto che siano state sottoposte a violenza o torture da parte di un membro della famiglia, verranno condannate per aver commesso il crimine di adulterio o prostituzione.

 

Nota: il decreto specifica che “questo atto, che potrebbe causare crimini quali l’adulterio e la prostituzione ed è altresì contro i principi della Sharia, è quindi considerato reato e perseguibile di punizione, conformemente all’articolo 130 della costituzione afghana”.

Medica Mondiale Afghanistan considera questo decreto come una doppia punizione per le donne afghane vittime di violenza domestica: infatti, non solo sono sottoposte ad orrende azioni di violenza, ma quando cercano di fuggire da queste situazioni intollerabili vengono punite dal sistema giudiziario.

Di solito, le donne che sono fuggite ricevono poca assistenza dalla famiglia (spesso l’assistenza è addirittura inesistente) , poiché i parenti non vogliono mettere a rischio la loro sicurezza sociale. Alla donna che è fuggita viene intimato di ritornare a casa e sopportare la violenza. Inoltre, il sostegno della polizia è minimo, in particolare nelle aree remote. Di conseguenza le donne sono obbligate a cercare rifugio presso le case di persone che non fanno parte della famiglia. In pratica, questo decreto afferma che le donne oppresse verranno punite se cercano aiuto. Medica Mondiale Afghanistan è certa che questo decreto causerà un incremento delle auto-immolazioni e dei suicidi tra le donne e le ragazze afghane. Quest’anno, ad esempio, 67 donne sono state ricoverate presso l’ospedale pubblico di Herat dopo essersi auto-immolate.

Nota – per ulteriori informazioni: http://www.google.com/hostednews/afp/article/ALeqM5jnfbboHmBAwkh2YVMOf6olV4faDA?docId=CNG.08c83b13d2be2980df3ec18ebf2dd1d5.51

Ecco un esempio che mostra quanto questo decreto sia ingiusto. Wahida fuggì da Baghlan e andò a Kabul il 22 ottobre, in difficilissime condizioni fisiche e psichiche a causa delle botte del marito. In quella zona non esisteva una stazione di polizia e Wahida non ricevette aiuto nemmeno dalla famiglia, poiché i suoi cognati sono signori della guerra e i parenti non volevano mettere a rischio la loro sicurezza. Dovette fermarsi nella casa di una persona che non faceva parte della famiglia e che la portò poi a Kabul. E’ così che venne soccorsa, ma in base al nuovo decreto dovrebbe essere punita, nonostante tutta la violenza già subita.

Medica Mondiale Afghanistan afferma che questo decreto non ha giustificazioni legali poiché la fuga non è considerata un crimine secondo la legge afghana. Il decreto serve solo ad aumentare la vulnerabilità delle donne e delle ragazze a rischio. Medica Mondiale Afghanistan chiede alla Corte Suprema di ritirare immediatamente questo decreto e al Ministero della Giustizia di inviare la legge sulla famiglia al parlamento per approvazione, poiché l’applicazione di questa legge sarà un ulteriore passo verso l’eliminazione della violenza domestica in Afghanistan e verso lo sradicamento di questi problemi.

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