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Donne di Sinistra, Meena Keshwar Kamal

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Meena RAWA04 150x150L’organizzazione fondata da Meena è tutt’oggi attiva e continua a battersi per i diritti delle donne afghane, a denunciare le atrocità da loro subite e a tenere vive le speranze e le aspirazioni delle donne nel paese.

Nota principalmente per il nome, Meena Keshwar Kamal nasce nel 1957, due anni prima che fosse riconoscito alle donne afghane il diritto di apparire in pubblico senza velo. Quello fu un periodo importante per i diritti delle donne in Afghanistan: cinque anni dopo il diritto di voto venne esteso anche alle loro mentre crescevano le opportunità per donne e bambine di ricevere un’educazione. Opportunità che la madre analfabeta di Meena non ebbe mai.

Meena frequentò una scuola per ragazze di Kabul, il liceo Malalai, che prese il nome della coraggiosa eroina  pashtun del XIX secolo che difese il suo paese durante la seconda guerra anglo-afghana. Gli inglesi volevano espandere il proprio dominio in Afghanistan e controllarne una parte dall’India britannica. Con il padre e il compagno in prima linea per tentare di frenare l’avanzata inglese, Malalai si dedicò a soccorrere i feriti e prestare loro supporto sul campo di battaglia. Con lo sviluppo della nuova artiglieria moderna, gli inglesi avanzarono senza troppi problemi nonostante l’inferiorità numerica e fu proprio l’annientamento della difesa dell’esercito nemico di lì a poco a mettere in seria difficoltà le truppe afghane. A quel punto, Malalai si strappò il velo e ne fece un baluardo per incoraggiare l’esercito afghano a sferrare il colpo finale che segnò la sconfitta definitivaa degli inglesi. Malalai fu uccisa durante i combattimenti ma il suo coraggio rimase impresso nella memoria di molti insegnanti della scuola di Kabul che prese il suo nome, e che promossero l’educazione e la partecipazione politica delle ragazze.

 

Al termine del liceo, Meena frequentò l’Università di Kabul, sfidando con coraggio i personaggi misogeni e reazionari dell’epoca che si opponevano all’istruzione delle donne e che gettavano acido sul volto delle studentesse che si recavano a scuola. Durante gli studi, Meena subì le enormi pressioni di una cultura secondo la quale il matrimonio per le ragazze non era semplicemente auspicabile ma piuttosto un vero e proprio dovere.

Meena rifiutò qualunque richiesta di matrimonio che le avesse impedito di continuare i suoi studi, la propria attività politica o professionale; che non fosse stato monogamo; che avesse comportato l’obbligo di indossare il velo, o per il quale fosse prevista una somma di denaro per avere la sua mano. Dopo lunghe ricerche, Meena trovò un marito, Faiz Ahmed, un giovane radicale che di lì a poco diventò un politico insurrezionalista maosita a tutti gli effetti.

Durante gli studi all’Università di Kabul, nel 1977 Meena fonda RAWA, The Revolutionary Association of Women of Afghanistan. I membri dell’organizzazione si riunivano in piccole stanze, la loro militanza era segreta per evitare pressioni pubbliche o da parte dei famigliari, e per non destare sospetti si spostavano per partecipare alle riunioni coperte dal burka. L’organizzazione offriva supporto e rifugio alle donne afghane che avevano dovuto lasciare le proprie case durante l’occupazione sovietica. In luoghi privati, Meena e le sue compagne si riunivano per dare fiducia a queste donne, insegnare loro mestieri che potessero renderle più autonome e meno dipendenti economicamente dagli uomini e incoraggiarle a sfidare le norme patriarcali.
Il 4 giugno 1979, a soli tre mesi dalla Rivoluzione di Saur, alcune donne si riunirono davanti ai cancelli della prigione di Pul-i Charkhi, nella quale erano stati rinchiusi alcuni dissidenti politici e loro cari; quando le porte del carcere si aprirono, queste donne trovarno le celle vuote. Quando chiesero alle guardie dove fossero i propri cari, i soldati indicarono alcune latrine dove i prigionieri erano stati annegati e alcune fosse comuni nelle vicinanze nelle quali erano stati seppelliti più di duemila soldati e prigionieri. Non appena queste donne accompagnate dai loro bambini, si inginocchiarono ai bordi delle latrine nella speranza di recuperare con dei bastoni i corpi dei loro cari, i soldati cominciarono a sparare. Quella sera, Rawa uscì allo scoperto distribuendo volantini in tutta Kabul nel buio della notte.

Al settimo mese di gravidanza, Meena assisstì all’incarcerazione del marito e temendo per la propria incolumità e per quella della nascitura, affidò la bambina poche ore dopo la nascita ad una famiglia del posto e scappò in esilio in Pakistan. Al suo rientro in Afghanistan, l’anno seguente, Meena fondò un giornale bilingue Woman’s Message (Messaggio delle Donne). Nel 1981 si recò in Europa per un ciclo di conferenze e in occasione del World Socialist Congress, fece appello a tutti i presenti affinché non scendessero a compromessi con i diritti umani, soprattutto con i diritti delle donne afghane, ricevendo l’applauso del pubblico presente e mettendo in serio imbarazzo la delegazione sovietica.

Rientrata in Afghanistan, Meena era diventata un personaggio scomodo per il regime. La sua foto venne diffusa e i suoi spostamenti all’interno del Paese divennero limitati. Le giovani attiviste Rawa, tra le quali molte studentesse, viaggiavano in tutto l’Afghanistan per istruire le donne e renderle consapevoli dei propri diritti mentre Meena, utilizzando documenti falsi e nascondendosi sotto il burka riuscì a fuggire in Pakistan dove lavrò nei campi profughi con vedove e bambini afghani organizzando corsi di alfabetizzazione per donne e giovani ragazze, importando clandestinamente testi scolastici e promuovendo l’indipendenza economica delle donne attraverso l’insegnamento di mestieri come il cucito e la tessitura di tappeti e riducendo quindi il loro legame di dipendenza economica dagli uomini.

Nel novembre 1986, il marito di Meena venne assassinato dal regime. Consapevole di essere ormai un facile obiettivo, Meena continuò nonostante tutto la sua attività politica fino a febbrario del 1987 quando d’un tratto sparì nel nulla. Le voci secondo cui Meena era scappata con un’ingente somma di denaro furono messe a tacere sei mesi dopo quando alcuni membri della polizia segreta afghana – il Khad – vennero arrestati in Pakistan con un furgone carico di esplosivo destinato ad esplodere nell’area in cui Rawa era attiva. Uno degli agenti fermati venne identificato da Rawa come un ex collaboratore di Meena che alla fine confessò di averla uccisa e di aver rubato quel denaro. Quando l’agente condusse alcuni membri Rawa nel luogo in cui il Khad aveva seppellito Meena, venne ritrovato il corpo: Meena aveva le mani legate dietro la schiena ed evidenti segni di tortura.

L’organizzazione fondata da Meena è tutt’oggi attiva e continua a battersi per i diritti delle donne afghane, a denunciare le atrocità da loro subite e a tenere viva la speranza e le aspirazioni delle donne nel paese.

Traduzione di Gloria Geretto

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