Dall’Australia intervista a Malalai Joya: “ponete fine a questa disgustosa guerra”
Articolo di Liz Walsh – 19 novembre 2010
Malalai Joya al parlamento afghano
Durante questi ultimi nove lunghi anni, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno distrutto l’Afghanistan e stanno tuttora occupando il territorio afghano. A condanna di questa barbara guerra, sono poche le voci afghane che si sono levate così energicamente come quella di Malalai Joya.
Joya è apparsa sulla scena internazionale come fervente oppositrice alla guerra e combattente per i diritti delle donne nel 2003, quando venne eletta alla Loya Jirga, assemblea convocata per ratificare la costituzione afghana. Fu in questa occasione che, durante il suo primo discorso, Joya lanciò un tagliente attacco ai signori della guerra presenti.
Nel 2005 fu eletta al parlamento afghano, che utilizzò come piattaforma per continuare la sua coraggiosa denuncia verso tutti gli oppressori del popolo afghano, dal corrotto regime fantoccio di Karzai all’insorgenza dei Talebani nonché alle forze di occupazione.
Nel 2007 Joya venne espulsa in modo permanente dal parlamento afghano. Non ci sorprende che non si sia levata alcuna voce di protesta da parte delle forze occupanti nei confronti di questo chiaro attacco alla democrazia.
Dopo la sua espulsione, Joya ha cominciato a viaggiare in tutto il mondo per far conoscere al pubblico occidentale la verità sull’occupazione. Attualmente sta viaggiando per tutta l’Australia e organizza manifestazioni con i rifugiati, proteste contro la guerra e conferenze presso le università. Disponibile a parlare con chiunque voglia ascoltarla, Joya ha trovato anche il tempo di parlare con me del suo attivismo politico, di ciò che pensa sull’occupazione e delle sue speranze per il futuro.
Joya non è sempre stata un’attivista politica. “All’inizio ero un’attivista sociale, non volevo diventare una politica”. Per quasi tutti gli anni ’90, mentre l’Afghanistan era dominato dai Talebani, Joya ha lavorato con l’Organizzazione per la Promozione delle Capacità delle Donne (OPAWC), creando scuole clandestine di alfabetizzazione per ragazze e donne adulte.
Lei stessa ricevette la sua educazione in una scuola gestita dall’Associazione Rivoluzionaria delle Donne Afghane (RAWA), mentre viveva con la sua famiglia in un campo profughi in Pakistan, in esilio forzato dopo l’invasione sovietica del 1979. Fu qui che Joya sviluppò la sua incrollabile dedizione all’importanza dell’educazione per i diritti delle donne.
Tuttavia, a seguito dell’invasione statunitense del 2001, che ha visto e vede un numero sempre crescente di morti civili grazie alle bombe a grappolo e al fosforo bianco gettate dagli aerei USA e grazie ad un governo corrotto e pieno di persone responsabili di aver terrorizzato e saccheggiato l’Afghanistan durante la violenta guerra civile degli anni ’90, Joya decise che era il momento di intervenire politicamente.
“Quando’ero attivista sociale parlavo molto con le persone. Amavo con loro, piangevo con loro. Ascoltavo le loro storie, i massacri che questi criminali hanno commesso contro di loro. Nel 2003 decisi che non potevo più tollerare tutto questo”. Ma poi aggiunge ironicamente: “Nel parlamento, invece, non potevano tollerare me”.
Joya afferma senza esitazione che le truppe straniere devono lasciare l’Afghanistan:
Le truppe non fanno altro che raddoppiare la nostra miseria. Siamo schiacciati fra due nemici: da una parte ci sono i signori della guerra e i talebani che continuano con il loro fascismo, dall’altra ci sono le forze di occupazione che bombardano e fanno massacri. Nella mia provincia, a Farah, hanno bombardato e ucciso 150 civili in un solo giorno.
Per noi sarebbe molto più facile avere un solo nemico da combattere invece di due. Le forze occupanti non fanno altro che foraggiare con più soldi e più armi i signori della guerra, che acquistano così sempre più potere.
Sottolinea che anche il governo australiano ha aiutato direttamente i signori della guerra. Infatti, recenti rivelazioni dei media affermano che i combattenti del gruppo di Matiullah Khan, un potente signore della guerra, sono stati segretamente mandati in Australia per ricevere addestramento.
Barack Obama non ha migliorato la situazione. Incapace di stroncare l’insurrezione talebana, il vincitore del Premio Nobel per la Pace ha intensificato la guerra, aumentando il numero di soldati a 30.000. Tuttavia, il prestigio del potere americano è fortemente in gioco. Senza mezzi termini, Joya definisce Barack Obama come “un altro guerrafondaio” e sottolinea che “i peggiori massacri si sono verificati da quando Obama è al governo”. Infatti, sia le morti civili che quelle militari hanno raggiunto livelli record. Questo è l’inferno in cui il governo australiano vuole rimandare migliaia di rifugiati afghani, che attualmente languiscono in centri di detenzione.
Joya annienta anche un’altra giustificazione primaria utilizzata sia dai governi occidentali che da molte femministe pro-guerra a favore dell’invasione in Afghanistan: la “liberazione” delle donne afghane.
Gli Stati Uniti e la Nato hanno inviato le truppe in nome della protezione dei “diritti delle donne” e dei “diritti umani”. In realtà, stanno occupando l’Afghanistan solo per i loro interessi geopolitici ed economici.
Attualmente la condizione delle donne in Afghanistan è disastrosa esattamente come lo era durante la dominazione talebana.
Per sostenere la sua posizione politica, nel 2009 Karzai ha ufficialmente approvato una legge che legalizzava i crimini commessi verso le donne sciite. Per sfuggire a queste terribili e repressive condizioni, migliaia di donne afghane si sono suicidate. Altre migliaia sono dolorosamente sopravvissute all’auto-immolazione.
Joya disprezza il cinico uso che la rivista Time fa dell’oppressione delle donne per ricostruire un sostegno pubblico all’occupazione. La copertina del 29 luglio mostra la foto di Bibi Aisha, una giovane donna brutalmente sfigurata dai Talebani. Joya commenta:
Nel titolo dicono: “Ecco cosa succederà se dovessimo lasciare l’Afghanistan”. Invece avrebbero dovuto scrivere: “Ecco cose succede alle donne ora che siamo in Afghanistan”, ma non scriveranno mai una cosa del genere.
Joya rifiuta la menzogna che afferma che questa guerra serve per costruire la democrazia e difendere i diritti delle donne. Le chiedo quali ritiene siano le ragioni principali dell’occupazione.
La posizione geopolitica dell’Afghanistan. Siamo nel cuore dell’Asia. Ponendo qui le loro basi militari, gli Stati Uniti sperano di poter controllare altre potenze asiatiche quali la Cina e l’Iran. Inoltre, in questo modo possono avere facile accesso ai gasdotti delle repubbliche asiatiche centrali.
A tutto questo dobbiamo aggiungere che la guerra in Afghanistan è stata solo un’utile apertura verso l’obiettivo molto più vasto di assicurare l’egemonia USA in tutto il Medio Oriente. Prima l’Afghanistan, poi l’Iraq, poi sarà la volta della Siria o dell’Iran, e così via.
Joya ride dell’ipotesi che gli Stati Uniti restino in Afghanistan per combattere i talebani. Afferma che “sono stati loro a creare i talebani”. Per Joya, la mossa che stanno facendo Karzai e le forze occupanti di coinvolgere i talebani in una negoziazione è un’ulteriore prova che la “democrazia” non è nei piani degli Stati Uniti. Essi sono solo interessati a “completare il cerchio dei signori della guerra, dei signori della droga e del fondamentalismo”.
Joya mette anche in discussione le “credenziali anti-imperialiste” dei talebani.
I talebani non sono mai stati contro gli Stati Uniti. Quando dicono “fuori le truppe dall’Afghanistan”, lo dicono solo dal loro punto di vista. Gli unici motivi per cui attualmente combattono gli Stati Uniti sono i soldi e il potere. A volte negoziano con loro, infatti sono ancora talebani in parlamento. Mulla Salam ha perpetrato massacri e ora è al governo.
A settembre di quest’anno si sono tenute nuovamente le elezioni parlamentari in Afghanistan. Tuttavia, questa volta Joya si è rifiutata di partecipare. Ecco la ragione:
C’è un detto nel mio Paese che afferma: “Non è importante chi gestisce le votazioni, è importante chi fa i conteggi”. Queste elezioni erano fraudolente e io non voglio che questo governo mafioso e anti-democratico si prenda alcun merito da queste elezioni. Tutte le mie speranze sulla possibilità di un cambiamento nato dalle urne elettorali sono svanite e anche il mio popolo è d’accordo. Milioni di persone non sono andate a votare.
Al contrario, Joya ripone le sue speranze nella lotta radicata della gente comune, affinché si raggiunga una vera democrazia.
Ogni volta che si verifica un massacro, la gente scende nelle strade. Il Partito di Solidarietà dell’Afghanistan, un partito laico e democratico, ha indetto una dimostrazione a cui hanno partecipato centinaia di persone. Nonostante la mancanza di sicurezza, la gente non si è preoccupata ed è comunque scesa a manifestare. Malgrado i bombardamenti delle forze d’occupazione, tutti gridavano: “USA fuori dall’Afghanistan!”. Certo, non dicono “Australia, o Canada, fuori dall’Afghanistan” perché sanno che sono comunque uniti agli USA.
Karzai e i signori della guerra ormai temono il malcontento della gente, ogni giorno più forte. Hanno paura delle persone democratiche, che sono la speranza dell’Afghanistan.
Joya sta ora costruendo una rete di sostenitori. Sta anche considerando la possibilità di creare un suo partito politico. Essendo sopravvissuta a cinque tentativi di assassinio e dovendo far fronte a continue minacce di morte, il suo lavoro è necessariamente “sotterraneo”. Per protezione, Joya ha sempre con sé una guardia del corpo e si sposta in continuazione. Ogni notte dorme in una casa diversa. Nonostante ciò, è totalmente determinata a continuare la sua denuncia e afferma: “So che la mia vita diventa ogni giorno più rischiosa, pericolosa e difficile, ma sono pronta a morire per la mia gente”.
In Australia non dobbiamo affrontare delle conseguenze così pesanti quando alziamo le nostre voci contro i nostri guerrafondai in Canberra. Anche noi abbiamo la responsabilità di opporci alla guerra. Joya è d’accordo e considera che la solidarietà internazionale abbia un ruolo centrale.
“Anche questi governi occidentali tradiscono i loro popoli. Sprecano il sangue dei loro soldati e il loro denaro. E’ per questo che dovete far sentire la vostra voce contro la politica distorta del vostro governo. Devono mettere fine a questa disgustosa guerra”.
Io dico sempre che siamo fortunati ad avere il supporto della gente pacifista e democratica dell’America, dell’Australia e di tutto il mondo. Tuttavia, abbiamo bisogno di maggiore solidarietà. Vi chiedo di essere più attivi e di fare più pressione sui vostri governi. Unitevi alle organizzazioni che si oppongono alla guerra e unite le vostre mani a quelle di coloro che stanno combattendo e rischiando la propria vita in Afghanistan, perché il vostro sostegno ci dà più coraggio, più determinazione e più speranza.
Io spero che la gente ascolti.
Malalai Joya ha pubblicato un’autobiografia: Finché avrò voce.
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