COSPE – Cooperazione per lo Sviluppo dei Paesi Emergenti – intervista Samia Walid di RAWA
8 marzo 2012 – da: www.cospe.it
L’INTERVISTA: SAMIA WALID E L’AFGHANISTAN NEGATO ALLE DONNE
“La situazione delle donne in Afghanistan è peggiorata negli ultimi dieci anni di guerra e di occupazione NATO – dice Samia Walid giovane rappresentante di RAWA (Revolutionary Association of the Women of Afghanistan) in Italia per una serie di incontri dal 5 al 14 marzo.
Samia, ospite di CISDA (coordinamento italiano sostegno delle donne afghane), è qui per raccontare il vero volto della guerra in Afghanistan, le sue conseguenze sui civili e soprattutto sulle donne, le più vulnerabili in un paese ancora in mano ai talebani e ai signori della guerra e i dati sono impressionanti: “Solo l’anno scorso sono stati 5000 i casi di violenza registrati al Ministero per le pari opportunità e la Commissione per i diritti delle donne, ma molti altri sono quelli non pervenuti. Molte donne hanno paura di denunciare i torti subiti perché sanno che il potere giudiziario è corrotto e che il tribunale non darà loro ragione o risarcimento. Negli ultimi 5 anni sono così aumentati i casi di stupri sulle ragazze ma anche di vere torture fisiche e da qualche anno esiste una legge per cui un marito può violentare la moglie senza nessun problema legale”.
È proprio di questi giorni la notizia che il presidente Karzai abbia approvato “il codice di comportamento” che in netta violazione alla stessa Costituzione afghana dice che le donne non sono autorizzate a viaggiare senza essere accompagnate da un uomo e non possono parlare con sconosciuti in luoghi quali le scuole, mercati e uffici inoltre introduce anche per le università e i luoghi di lavoro la separazione tra uomini e donne che attualmente vige solo nelle scuole medie e superiori.
Il codice, nelle parole di Karzai dovrebbe essere seguito volontariamente dalle donne religiose e non diventare obbligatorio ma le attiviste dei diritti umani sono naturalmente preoccupate del contrario. Una concessione, sembra, da parte del governo ai talebani, che vede ancora una volta i diritti delle donne come merce di scambio: “ Un’ulteriore regressione – continua Samia –che simboleggia quanto siano ancora forti, nonostante proclami degli statunitensi, i talebani, che così come i membri dell’Alleanza del Nord, siedono in Parlamento e in tutti i luoghi di potere e del sistema di governo. L‘Afghanistan è un Paese corrotto con assoluta mancanza di giustizia e di diritti, soprattutto per donne ”.
A conferma di questo Samia dice anche che le donne, nonostante lo preveda la legge e nonostante lo dica la propaganda USA non hanno ancora libero accesso alla scuola se non, parzialmente e con difficoltà, nelle città. Nei villaggi tutto è rimasto uguale: Rawa, associazione che per scelta non è una ong registrata ufficialmente in Afganistan, lavora in molte zone del Paese attraverso molti dei suoi membri e altre associazioni che aderiscono idealmente alla sua politica democratica. E lo fa attraverso sostegno all’ educazione delle donne, formazione, alfabetizzazione, creando opportunità di creazione di reddito e anche attraverso una sensibilizzazione sulla conoscenza dei propri diritti.
Un lavoro che ha bisogno anche dell’impegno di associazioni come Cisda e COSPE , che da anni sostiene la battaglia di RAWA, e della società civile internazionale tutta perché si riesca a garantire un sostegno ai processi di democratizzazione e il coraggio di queste donne attiviste si concretizzi in un reale miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini e delle cittadine afghane una volta finita l’occupazione . Che rimane una delle priorità di Rawa che chiede all’Italia di informarsi davvero sulla situazione reale dell’Afghanistan e agli italiani di fare una campagna perché il governo ritiri le truppe.
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