Afghanistan, torna l’Alleanza del Nord
di Enrico Piovesana – Peacereporter
I leader delle opposizioni tagica, uzbeca e hazara si sono incontrati a Kabul per sancire la nascita di una nuova alleanza anti-talebana, decisa a bloccare il processo di riconciliazione
In vista del disimpegno militare occidentale in Afghanistan e del ritorno al potere dei talebani, concordato con Karzai e con gli stessi americani, il paese asiatico sembra prepararsi a riportare indietro di quindici anni le lancette dell’orologio afgano.
Esattamente al 1996, quando per contrastare l’avvento al potere dei talebani, le minoranze etniche non-pashtun del nord (tagichi, uzbechi e hazara, che insieme costituiscono però maggioranza) si allearono tra loro formando il Fronte Islamico Unito, noto in Occidente come ‘Alleanza del Nord’.
Lo scorso 23 giugno, gli ex comandanti delle tre fazioni etniche che costituivano l’Alleanza del Nord, e che oggi sono leader dei principali partiti di opposizione a Karzai, si sono incontrati a Kabul per sancire la nascita di una nuova alleanza anti-talebana.
Scopo principale della nascente coalizione – che ancora non ha un nome – è la ferma opposizione al processo di riconciliazione con i talebani portato avanti da Karzai e Stati Uniti, giudicata politicamente e storicamente ”scorretta” e ”pericolosa” per il futuro del paese.
Un’alleanza per ora solo politica, di cui è però difficile ignorare il risvolto militare, visto che gli ex signori della guerra hanno dismesso le mimetiche, ma non le loro fedelissime milizie, oggi in gran parte inquadrate nell’esercito e nella polizia afgani addestrati dalla Nato.
Alla riunione di sabato c’erano il tagico Ahmad Zia Massoud, fratello del famoso ‘Leone del Panjshir’ e leader de facto della Jamiat-e Islami (formalmente capeggiata dall’anziano Burhanuddin Rabbani), l’uzbeco Abdul Rashid Dostum, leader storico del Junbish-e Milli, e l’hazara Mohammad Mohaqiq, capo del Hezb-e Wahdat.
Erano invitati anche i due outsider dell’opposizione tagica (comunque vicini alla Jamiat-e Islami): l’ex sfidante presidenziale di Karzai e leader del partito ‘Cambiamento e Speranza’, Abdullah Abdullah, e l’ex capo dei servizi segreti ora a capo del movimento ‘Tendenza Verde’, Amrullah Saleh. Non hanno presenziato alla riunione del 23, ma anche loro dovrebbero far parte della nuova alleanza.
Saleh e Abdullah, infatti, sono stati negli ultimi mesi i più duri critici al processo di pace con i talebani. Lo scorso 5 maggio hanno organizzato a Kabul un’apposita manifestazione contro le trattative, cui hanno partecipato migliaia di persone, tra cui molti parlamentari e comandanti militari.
“Karzai chiama i talebani fratelli – aveva dichiarato in quell’occasione Saleh – ma qui siamo davanti a un’oppressione della nostra nazione. Quelli non sono nostri fratelli, sono terroristi. Se il governo non ci ascolterà, torneremo presto ad occupare le piazze del paese”.
Da parte sua, Abdallah aveva detto: “Non dovremmo corteggiare persone che si sono messe dalla parte del terrorismo e agli ordini di servizi segreti stranieri (Pakistani, ndr) per rovinare il nostro paese. La nostra dignità e reputazione non ci permette di fare richieste con le mani giunte ai talebani”.
Va sottolineato che tutti i leader della vecchia e nuova Alleanza del Nord sono contrari al sostegno di Washington alla riconciliazione con i talebani, ma non a una presenza militare americana a lungo termine in Afghanistan sotto forma di basi permanenti.
Considerato ciò e tenuto contro che l’altra battaglia che la nascente coalizione anti-talebana e anti-Karzai vuol portare avanti sarà quella per trasformare l’Afghanistan – prima del 2014 – in uno Stato federale fortemente decentrato, il piano a lungo termine di Massoud, Dostum, Mohaqiq, Andullah e Saleh appare chiaro.
Il loro obiettivo ideale è scalzare Karzai dal potere ‘con le buone’ alle elezioni presidenziali del 2014 (il che a Washington non spiacerebbe affatto) e, forti del loro consolidato controllo sulle forze armate nazionali, esercito e polizia, continuare a combattere i talebani con il sostegno militare (ed economico) americano.
In alternativa, dovesse Karzai rimanere presidente grazie a un accordo politico con i talebani ‘riconciliati’ e al sostegno della maggioranza pashtun del sud, la nuova Alleanza del Nord potrebbe giocarsi la carta della spartizione geografica del potere, mantenendo per sé il controllo sul nord del paese. Un’opzione, questa, praticabile ‘pacificamente’ solo dopo un’improbabile riforma costituzionale federalista.
Più realistico prevedere una guerra civile tra nord e sud: riedizione di quella iniziata nel 1996, ma soprattutto prosecuzione della guerra d’occupazione iniziata quasi dieci anni fa: da una parte i talebani sostenuti dal Pakistan, dall’altra l’Alleanza del Nord (esercito e polizia) sostenuta e armata da Usa e Nato. Gli esperti del Pentagono la chiamano semplicemente ‘afghanizzazione del conflitto’.
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